(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 113

 

 

IL PREZZO DEL PECCATO

 

 

PROLOGO

 

 

            Il corpulento Detective di Primo Grado Frank Farrow non è affatto sorpreso di veder arrivare sulla scena del crimine il Tenente Joseph La Bianca e gli si fa incontro.

-Immaginavo che ti saresti fatto vivo, Joe.- gli dice -Questo ha l’aria di essere uno di quelli che tu chiami omicidi Shi.-

            La Bianca getta uno sguardo alla strada imbrattata di sangue e chiede:

-Chi sono le vittime stavolta?-

-Cinesi. Un pezzo grosso di una Tong[1] e le sue guardie del corpo. Uno ucciso da una freccia nel collo e gli altri sventrati da una lama. Sulla fronte del pezzo grosso è stato disegnato col suo sangue proprio quel simbolo che mi dicevi significare morte in Giapponese.-

-Una Tong… forse…-

-Quella su cui stava indagando Peter Denyse quando è caduto nella trappola in cui è stato ucciso? Proprio quella. La tua amica ha avuto un bel coraggio ad affrontarne i membri da sola senza armi da fuoco in piena Chinatown.-

-Non è mia amica ed anche se finora ha ucciso solo dei criminali, non le permetterò di continuare. In qualche modo la fermerò.-

 

 

1.

 

 

            La prima cosa che pensa Chris Elder aprendo gli occhi è: sono vivo. Lo speciale tessuto del suo abito ha retto all’impatto dei proiettili come avrebbe dovuto fare anche se il torace gli fa un male cane. Il sangue finto che si è sparso sulla camicia dovrebbe aver ingannato Kestrel visto che non gli ha sparato un colpo in testa per assicurarsi che fosse morto davvero. Intanto lui ci ha rimesso una camicia.

            Mentre con poche bracciate raggiunge la superficie si rende corto che la camicia macchiata è la minore delle sue preoccupazioni. Non solo si trova nel bel mezzo del Golfo del Messico ma stanno anche arrivando un bel po’ di squali attirati dall’odore del sangue degli altri uomini che erano sull’elicottero e sono stati meno fortunati di lui.

            Cercando di mantenere la calma in quella situazione Elder preme un pulsante del suo orologio che emette una frequenza di ultrasuoni. Subito gli squali si agitano e si avventano gli uni contro gli altri.

            Spiacente, ma non posso permettermi di fare l’animalista, pensa l’ex agente afroamericano dello S.H.I.E.L.D. ringraziando mentalmente la sua ex agenzia per avergli permesso di tenere con sé alcuni gadget.

Il problema degli squali è risolto almeno per il momento ma rimane sempre quello di tornare ad una riva che decisamente non è in vista. Non resta che sperare che il suo comunicatore sia davvero a prova d’acqua.

 

A New York, nella sede cittadina dell’agenzia federale di tutela della legge nota come F.B.S.A., due donne sono impegnate in una ricerca importante.

-Posso sapere qual è la tua idea, se non è chiedere troppo?­- chiede Stacy Dolan.

-Molto semplice.- risponde Angela Del Toro senza staccare gli occhi dallo schermo del suo computer -Tu sei partita dal presupposto che il serial killer che stai cercando sia capace di teletrasportarsi; ma se la risposta fosse un’altra?-

-Per esempio?-

-Beh… ehi questo sì che è interessante!-

-Cosa?-

-L’attrezzatura dello Spettro è sparita poco dopo il suo processo. Non è mai tornata nel nostro magazzino prove.-

-Lo Spettro? Non è quel tecnoterrorista che…-

-… è capace di rendersi immateriale. La sua attrezzatura gli permetteva di farlo.- Angela digita rapidamente sulla tastiera -Adesso lui è nel Carcere Federale di supermassima sicurezza di Florence in Colorado a scontare tre ergastoli,[2] quindi non è lui il nostro serial killer ma potrebbe essere chi ha rubato la sua attrezzatura.-

-È una pista che val la pena di seguire… anche perché è l’unica che abbiamo.- concluse Stacy.

-Mi piace quel “noi”… socia.-

 

            Seduta sul retro di un SUV diretto chissà dove nel cuore del Messico, Kathryn O’Brien riflette sulla sua vita e sulle circostanze che l’hanno portata dove si trova ora. Si era illusa di averla fatta finita con la violenza ma non è durata a lungo. Forse ha ragione il sicario messicano di nome Carlos: è nella sua natura e non può farci niente.

-Li abbiamo agganciati.- dice la voce dell’autista.

-Finalmente!- esclama con un sorriso crudele l’uomo di nome Carlos accarezzando il suo machete.

            Kathryn sente un brivido correrle lungo la schiena e sa esattamente a cosa è dovuto: eccitazione per l’azione imminente.

 

 

2.

 

 

            John Marshall Muldoon, chiamato da amici e nemici Texas Jack, è esattamente quello che vi aspettate quando pensate ad un Texano: cappello Stetson a larghe tese, cravattino di cuoio, stivali di pelle. Ci si potrebbe aspettare da un momento all’altro che estragga una Colt 45 e si produca in un esibizione di tiro. Non è una sorpresa sapere che ne possiede davvero una e che la mantiene in perfetta efficienza.

            Tanto per restare fedeli allo stereotipo del texano moderno, Texas Jack è sia un allevatore che un petroliere ed è in quest’ultima veste che oggi si trova in Messico.

-Spero davvero che lei sbagli, Mr. Carter.- dice mentre sale sulla limousine che lo attende fuori dall’aeroporto.

            L’uomo che è con lui, un afroamericano sulla quarantina dal fisico atletico ed una benda nera sull’occhio sinistro, si siede sul sedile davanti al suo e replica:

-La pallottola che l’altro giorno[3] è passata a pochi millimetri dalla sua testa non le basta come prova che i nostri avversari fanno sul serio? Nel caso sia così, appena torneremo a El Paso le mostrerò il cadavere di una giovane donna uccisa in modo brutale dagli stessi che vogliono uccidere lei.-[4]

-Mi riferivo ai suoi sospetti su David Walsh.- ribatte in tono cupo Texas Jack -Crede davvero che sia coinvolto nel complotto?-

-Non volontariamente, forse.- risponde Rufus Carter -Sua figlia Zoe è scomparsa. L’ultima volta è stata vista andar via con Kestrel e la mia collega Jill Harper le stava seguendo. Ora Jill Harper è morta, assassinata e scommetto quello che vuole che è stata proprio Kestrel ad ucciderla. Forse tiene prigioniera Zoe Walsh e la usa per ricattare suo padre. Non lo so.-

-Ricattarlo per fare cosa?-

-Non ho tutte le risposte. Un altro mio collega si è messo alle sue costole ma è un po’ che non si fa vivo.-

-Non sarebbe ora che mi dicesse per chi lavorate lei ed i suoi colleghi?-

            Rufus accenna una specie di sorriso prima di rispondere:

-D’accordo: siamo una specie di agenzia di sicurezza privata e lavoriamo sia per privati che per i governi per risolvere situazioni… delicate.-

-Agenti segreti a contratto? Ne so qualcosa.[5] E posso sapere chi vi ha assunto?-

            Prima che Rufus possa rispondere, si ode un rumore soffocato e l’auto prende a sbandare pericolosamente.

 

            L’uomo in motocicletta ha seguito la limousine attendendo con pazienza il suo momento, poi, finalmente, ha affiancato la vettura dal lato dell’autista. L’uomo, ignaro, ha tenuto abbassato il finestrino. Errore grave.

            Il motociclista estrae una pistola Sig Sauer P229 armata con proiettili calibro 9x19 parabellum. In un attimo la punta verso l’autista e spara centrandolo alla tempia.

            L’uomo muore all’istante e stramazza contro il volante. L’auto comincia a sbandare.

 

            Chris Elder comincia a disperare di poter resistere ancora a lungo. Senza il galleggiante d’emergenza, lo stesso peso dei suoi vestiti bagnati lo avrebbe trascinato a fondo e se i soccorsi non arrivano prima che la batteria del suo orologio si esaurisca dovrà vedersela di nuovo con gli squali, brutta prospettiva.

            Finalmente all’orizzonte appare qualcosa ed in pochi minuti un idrovolante atterra vicino a lui. Una giovane donna bionda che indossa una tuta aderente azzurra si sporge da un portello e lo aiuta a salire a bordo.

-Mai pensato di metterti a dieta?- gli dice sbuffando con un evidente accento canadese.

-Non è grasso, sono tutti muscoli.- replica lui.

-Se lo dici tu.-

-Spero che tu abbia portato qualcosa da mettermi al posto di questi abiti fradici.-

-In quella valigia là in fondo dovresti trovare qualcosa della tua taglia. Prometto di non guardare mentre ti cambi.-

-Te lo hanno mai detto che sei una ragazza impertinente, Emmy? Se fossi mia figlia ti sculaccerei.-

-Uhm, potrebbe essere divertente.-

            Elder non replica e si mette a cercare qualcosa di asciutto e pochi minuti dopo, vestito di una tuta simile a quella della ragazza e le si affianca nella cabina di pilotaggio.

-Dove andiamo, capo?-

-Alle piattaforme della Roxxon. Sta per accadere qualcosa che qualcuno reputa abbastanza importante da uccidere molte persone ed io voglio sapere cosa.-

-Rotta impostata, capo. Si parte.

            L’idrovolante si stacca dall’acqua e punta verso il mare aperto.

 

 

3.

 

 

            Stewart Carter non è mai stato uomo da piani elaborati, non ne ha mai avuto bisogno. Nella città dell’Alabama di cui è Capo della Polizia da anni le cose sono sempre filate come voleva lui almeno finché quella puttanella di sua figlia non ha deciso di scappare di casa.

            Il suo piano era semplice: ritrovare Sally-Anne dovunque fosse andata, riportarla a casa ed insegnarle un po’ di sana disciplina. Si era fatto accompagnare da due dei suoi agenti più fidati, ragazzi in gamba che gli avrebbero obbedito senza discutere e gli avrebbero dato una mano in caso di necessità.

Ha ritrovato Sally-Anne, certo, ma da allora tutto è andato storto: i suoi ragazzi sono stati uccisi e lui è diventato un fuggiasco ed in più ha anche rapito la figlia di un potente boss della malavita messicana. Restare in Messico è fuori discussione, i sicarios di Gilberto Alcantara lo scoverebbero ovunque, ed anche tornare negli Stati Uniti è escluso. Non gli resta che scappare il più lontano possibile dove anche Alcantara non riuscirà a raggiungerlo ed ha ancora una possibilità di farcela.

Arresta la limousine che ha rubato ad Alcantara ed apre uno degli sportelli del comparto posteriore per poi rivolgersi alle ragazze che vi sono sedute con le mani legate dietro la schiena.

-Fuori!- intima loro -Cambiamo mezzo di trasporto.-

-Puerco!- gli grida Carmen Alcantara sputandogli in faccia.

Stewart le rifila un manrovescio che le fa sanguinare un labbro e l’apostrofa con durezza:

-Se sei ancora viva, troietta, è perché rappresenti la mia assicurazione verso tuo padre. Lui non mi farà del male finché sa che io posso farne a te ed io posso farti davvero molto male se mi fai perdere la pazienza.-

-Dagli retta, Carmen.- interviene Sally-Anne Carter -Io so di cosa è capace quando perde il controllo.-

-Adesso sì che fai la brava bambina, Sally-Anne. Sai, è tutta colpa tua: se tu non fossi scappata da me, tutto questo non sarebbe accaduto e noi saremmo felici a casa nostra.-

-Felici?- sbotta Carmen -Lei mi ha raccontato tutto: tu l’hai violentata fin da quando era una bambina, hijo de puta.-

-Io la amo e lei è mia. Il discorso è chiuso. Ora seguitemi.- replica, lapidario, Stewart.

            Aiuta le due ragazze a scendere dall’auto e le sospinge verso un vicino edificio. Solo allora Sally-Anne e Carmen si rendono conto di essere in una specie di piccolo aeroporto in mezzo al nulla.

-Credevate davvero che non avessi una via di fuga? Vi sbagliavate.- dice ancora Stewart.

            Un uomo corpulento e dai folti baffi gli si fa incontro.

-Carter, che ci fai qui?- esclama -Vete! Vattene subito!-

-Che modo di accogliere un vecchio amico, Miguel.- replica Stewart.

-Non siamo amici, Carter. Abbiamo fatto affari insieme ed è tutto. Non chiedermi niente. Lo sai che c’è una taglia sulla tua testa?-

-Cosa?-

-Hai rapito la figlia di Gilberto Alcantara e sei stato così pazzo da portarla qui. Pensavi che non l’avrei riconosciuta?-

-Devo andarmene da qui alla svelta, Miguel e per farlo mi serve il tuo aereo. Ha abbastanza autonomia per raggiungere Santa Providencia e lì, con il denaro che ho… risparmiato in questi anni sarò al sicuro anche da Alcantara.-

-Tu sei davvero pazzo. Se ora ti aiutassi, la mia pelle non varrebbe un centavo bucato. Di me non resterebbe abbastanza da essere seppellito ed io ci tengo a restare vivo.-

            Mentre parla l’uomo di nome Miguel si avvicina a Carmen Alcantara, getta un’occhiata alle manette che le serrano i polsi e borbotta:

-Ho scassinato serrature molto più difficili di questa.-

-Non farlo, Miguel.- gli intima Stewart.

            L’altro scuote la testa e mentre comincia ad armeggiare con le manette di Carmen ribatte.

-Lo siento,[6] amigo, ma come ho detto, io ci tengo a…-

            Non termina la frase: una pallottola gli spappola il cranio e lui crolla a terra mentre sangue e materia cerebrale si spargono ovunque, compreso addosso alle due ragazze. Sally-Anne grida.

-Non mi ha dato scelta.- commenta, gelido, Stewart, poi si rivolge alla figlia:

-Non fare l’isterica. Non abbiamo tempo da perdere. Abbiamo un aereo da prendere.-

            Senza tanti complimenti spinge le ragazze verso il velivolo in attesa sulla piccola pista.

           

            Le sparatorie in pieno giorno non sono, purtroppo, fuori dall’ordinario per le strade di Cancún, la più grande città dello Stato messicano di Quintana Roo, che oltre ad essere una famosa meta del turismo internazionale è anche un crocevia del traffico di droga.

            Questa volta, però, non si è trattato di un regolamento di conti tra cartelli criminali rivali e Rufus Carter lo sa molto bene. La limousine dove si trovano lui e Texas Jack Muldoon, priva di autista, sbanda paurosamente ed infine sfonda un guardrail e fa un volo nelle acque sottostanti.

            Rufus Carter non si perde d’animo e prova ad aprire uno degli sportelli solo per trovarlo bloccato

-Maledizione!- esclama frustrato.

-Anche da questa parte non si apre.- gli dice un impassibile Texas Jack.

-Si abbassi.- gli dice Rufus poi impugna la sua pistola e spara due volte contro lo sportello.

-Bel tentativo.- commenta il texano.

            Rufus sferra un calcio allo sportello, poi un altro ed un altro ancora finché questo si apre. Vincendo la pressione dell’acqua che entra i due riescono ad uscire dall’auto ormai affondata e con poche bracciate raggiungono la superficie.

-Ce la fa a restare a galla?-chiede Rufus.

-Certo che sì.- risponde Texas Jack -Non sono ancora un vecchio incapace.-

            Rufus trattiene a stento un sorriso ed aggiunge:

-Io cerco di recuperare l’autista. Lei cerchi di nuotare fino a riva.-

            Senza aspettare risposta si immerge e con poche bracciate raggiunge la limousine affondata. Gli basta una rapida occhiata per capire che per l’autista non c’è più nulla da fare e come è morto. Non è affatto sorpreso.

            Risale ed una volta emerso Texas Jack gli chiede:

-Allora?-

            Rufus gli spiega la situazione in poche parole poi dice:

-Non mi è sembrato il caso di provare a recuperare l’autista, ci penseranno le autorità. Andiamo a riva adesso.-

            Detto questo, si mette a nuotare vigorosamente seguito dal vecchio ed agguerrito texano. In pochi minuti sono arrivati a riva

            Gli abitanti di Cancún hanno ormai imparato che è bene non mostrarsi troppo curiosi dopo una sparatoria così c’è relativamente poca gente mentre Rufus, una volta all’asciutto, aiuta Texas Jack a salire sulla banchina.

-Ce la faccio da solo.- sbuffa il texano.

-Mi scusi se cercavo di essere gentile.- replica l’afroamericano.

-Attento!- urla improvvisamente Texas Jack.

            Rufus si volta di scatto e vede venire verso di loro un motociclista vestito di nero con un casco integrale che ne nasconde completamente il volto. Nella mano destra impugna una mitraglietta Uzi e Rufus non ha dubbi che sia l’uomo che ha assassinato l’autista e tentato di uccidere anche lui e Texas Jack.

-Giù la testa!- intima al texano mentre la prima sventagliata di proiettili passa di poco sopra di loro

            Rufus estrae la sua Beretta F92 e risponde al fuoco ma la fretta gli fa sbagliare bersaglio.

-Che mi venga un…- esclama stizzito.

            Il motociclista fa un secondo giro e punta di nuovo verso di loro. Rufus lo fissa con il suo unico occhio buono aspettando il momento buono.. Sa che stavolta non deve sbagliare.

            Improvvisamente echeggia una detonazione. Un proiettile colpisce il casco del motociclista. Non lo infrange ma l’impatto è sufficiente a far perdere all’uomo il controllo del suo mezzo.

            Rufus, perplesso si volge verso Texas Jack che ha in mano la sua Colt e sorride.

-La mia vecchia amica non mi ha tradito.- dice

            Intanto la moto sta sbandando paurosamente. Il guidatore è troppo stordito per riuscire a governarla ed infine autista e moto rovinano al terreno. Il motociclista prova a rialzarsi ma Rufus è scattato e con un balzo lo colpisce con un calcio al plesso solare e poi con un altro alla parte scoperta del mento. Con un gemito l’uomo cade a terra senza più muoversi.

-Bella mossa.- commenta Texas Jack raggiungendo Rufus.

-Sono stato campione di kickboxing.- replica l’afroamericano -A quei tempi avevo anche un soprannome: Super Midnight.-

-Sembra più un nome da wrestler.-

-Sono stato anche quello… tra le altre cose.-

-Vita interessante la sua. Immagino che fossero tutti lavori di copertura per la sua vera attività: agente della C.I.A., giusto?-

            Rufus scrolla la testa senza rispondere e si china sul motociclista svenuto togliendogli il casco. Sul suo volto appare un’espressione di delusione.

-Si aspettava di trovare qualcuno che conosce sotto quel casco?- gli chiede Texas Jack.

-Più che altro lo speravo.- risponde l’altro -Come le ho già detto, sono abbastanza sicuro che la mia collega Jill Harper sia stata uccisa da una donna che si fa chiamare Kestrel o da un uomo di nome Max Hunter. Speravo appunto che questo tizio fosse lui per chiudere i conti una volta per tutte. Non importa: la resa dei conti è solo rimandata.-

-Lo pensa davvero?-

-Qualunque cosa Kestrel ed il suo socio intendano fare, avverrà alle piattaforme ed è là che andrò.-

-Andremo. Non mi piace che cerchino di uccidermi ed anch’io amo chiudere i miei conti in sospeso personalmente.-

            Rufus Carter abbozza una specie di sorriso. Il vecchio texano ha grinta e la cosa gli piace.

 

            A New York il lavoro di un poliziotto non finisce mai. La Detective di Terzo Grado Stacy Dolan riceve una chiamata dal suo capo mentre si sta prendendo un momento di pausa in un bar di Centre Street assieme all’Agente Speciale Angela Del Toro.

Quando la telefonata termina sul volto della ragazza c’è un’espressione cupa.

-Brutte notizie?- le chiede l’agente federale portoricana.

-Pessime.- è la risposta.

            Quando Stacy ha finito di metterla al corrente delle novità, la reazione di Angela è semplicemente:

-Andiamo.-

-Andiamo?-

-Siamo socie, no? Tanto vale non aspettare. Tu dirigerai il gioco ed io ti farò da consulente.-

            Pagato il conto, le due donne raggiungono l’auto di Stacy che innesta sul tettuccio la sirena e poi si lancia nel traffico. Poco tempo dopo raggiungono la meta: un prestigiosa hotel dell’Upper East Side.

            Lo scenario che le attende è ormai tristemente familiare almeno per la detective: una ragazza giace su letto tra lenzuola disfatte intrise nel suo sangue. Come le altre è bionda, come le altre è giovane, forse a malapena vent’anni, come le altre è nuda e, sempre come le altre, ha l’addome squarciato.

-Lo fermerà mai qualcuno?- mormora la donna bruna che ha appena esaminato il corpo in qualità di Medico Legale della Città.

-Noi lo faremo, Dottoressa.- afferma con decisione Stacy entrando nella stanza

            Angela Del Toro si morde le labbra. Non sarà facile, pensa, ma ce la faranno. Lo devono alle vittime.

 

 

4.

 

 

            Fino a poche ore fa la piattaforma principale di estrazione del petrolio dal fondo marino della Roxxon Oil era un luogo dove uomini e donne lavoravano magari non troppo volentieri ma per una buona paga che li ripagava dei sacrifici tra cui lo stare lontani dalle proprie famiglie. Ora è un luogo di morte; la squadra di mercenari guidata da Kestrel non ha risparmiato nessuno agendo con spietata efficienza.

            David Walsh credeva di non essere impressionabile ma ora deve ricredersi.

-Li avete uccisi tutti!- esclama -Perché?-

-Non erano necessari.- è la gelida replica di Kestrel.

            Un brivido gelido attraversa la schiena di Walsh mentre si rende conto che presto o tardi anche lui non sarà necessario.

-Cosa volete fare qui?- chiede ancora -Io credevo che…-

-Che il nostro compito fosse uccidere Texas Jack Muldoon per sabotare il suo tentativo di acquisizione della Roxxon? Quello era il nostro obiettivo secondario. La nostra vera missione consiste nel far crollare il valore di mercato della Roxxon in modo da renderla più vulnerabile ad una scalata ostile e quale miglior modo che l’esplosione di questa piattaforma con annessa catastrofe ecologica.?-

-È un piano folle! Chi lo ha ideato? Chi vi paga?-

            Un sorriso beffardo e crudele ai disegna sul volto mentre risponde:

-Via, Mr. Walsh, lo sa come si dice, non è vero? Se glielo dicessi, poi dovrei ucciderla.-

-Tanto lo farete comunque ed ucciderete anche mia figlia… se non l’avete già fatto.-

-Non sia così catastrofista, Walsh: lei ci è stato molto utile finora fornendoci tutte le password in suo possesso per accedere ai database della Roxxon e se continuerà a collaborare non ci sarà alcun bisogno di uccidere lei e sua figlia. A proposito della quale…-

            Kestrel volge lo sguardo verso un elicottero in avvicinamento e conclude:

-… sta arrivando proprio adesso. Sorrida Walsh: tra poco lei e la deliziosa Zoe sarete di nuovo riuniti.-

            Forse per morire insieme, pensa amaramente, Walsh.

 

Un SUV nero frena nello spiazzo dove è parcheggiata la limousine rubata a Gilberto Alcantara. Pochi istanti e ne scendono un uomo robusto dalla pelle olivastra e lunghi baffi ed una donna dalla pelle chiara ed i capelli rossi.

-Ci hanno fregato!- esclama l’uomo con rabbia.

-Mi pare evidente che il padre di Sally-Anne abbia pensato alla possibilità che l’auto avesse un GPS. Questo posto è una specie di aeroporto, giusto?- replica con calma la donna

-Una pista usata per portare droga en los Estados Unidos.- ammette l’uomo -Ne aveva cura lui.- indica l’uomo morto disteso accanto alla piccola costruzione -L’aereo è sparito, quindi l’hanno preso loro ed ora possono essere chissà dove. Li abbiamo persi.-

-Non ti facevo il tipo che si arrende così facilmente, Danny.-

-Il mio nome è Carlos, non Danny.-

-Una battuta stupida, lo ammetto. Lasciami fare una telefonata e forse posso risolvere la situazione… sempre che il numero sia sempre lo stesso ed io ce l’abbia ancora.-

            Il tempo di trovare il numero nella memoria del suo cellulare e comporlo poi la donna attende una risposta… che arriva.

-Ciao, Jack, sono Kathryn. Sì, proprio quella Kathryn. Sono tornata nel giro ed avrei bisogno di un favore da te in nome dei vecchi tempi. Bazzichi sempre l’America Latina per conto dell’Agenzia? Perfetto. Se ti do tutte le informazioni necessarie su un certo aereo, credi di poter scoprire dov’è atterrato? Sei un amore, Jack. Ti mando immediatamente tutto. A presto.-

-L’Agenzia? Si è rivolta alla C.I.A.?- le chiede Carlos.

-Ad un vecchio amico, per essere esatti.- risponde Kathryn O’Brien -Con un po’ di fortuna, avremo presto sue notizie e potremo ricominciare la caccia.-

 

Mentre David Walsh riabbraccia finalmente sua figlia, Kestrel si rivolge all’uomo vestito di nero e dagli occhiali scuri che è sceso assieme a loro dall’elicottero:

-Tutto a posto, Max?-

-Non ne sono sicuro.- ribatte Max Hunter -L’uomo che ho ingaggiato per eliminare Muldoon e Carter non ha ancora fatto rapporto e questo mi fa pensare che abbia fallito.-

-Rufus Carter è un osso duro. Sei davvero sicuro che si tratti di lui?-

-Non potrei confondere quel figlio di puttana con nessun altro. Credevo, però, che si fosse ritirato.-

-Dicevano lo stesso anche di Chris Elder ma anche lui era sulle nostre tracce. Ho fatto una rapida ricerca: la ragazza che ho ucciso a El Paso era una ex agente del F.B.S.A. dimessasi dopo essere rimasta ferita.-

-E contando anche Phil Dexter sono quattro agenti di quattro diverse agenzie che dovevano essere tutti a riposo e che invece ci stavano addosso. Non mi piace. Evidentemente i nostri datori di lavoro non sono stati abbastanza discreti come credevano e qualcuno ha deciso di interferire.-

-Ma chi e perché?-

Prima che Hunter possa rispondere, uno dei mercenari della squadra di Kestrel esclama:

-Aereo in avvicinamento!-

            Kestrel e Hunter alzano gli occhi al cielo e vedono la sagoma del velivolo che si avvicina rapidamente.

-Sembra un idrovolante del soccorso marittimo ma non ha nessun motivo per essere qui adesso.- borbotta Kestrel poi si rivolge ad un uomo dai lunghi capelli biondi -Ferris, credi di riuscire a centrarlo da qui?-

-Sta a vedere.- è la risposta.

            L’uomo imbraccia un lanciarazzi da spalla, prende la mira e lascia partire un piccolo missile stinger che dopo una breve parabola centra in pieno il velivolo che esplode in una nuvola di fuoco.

-Ottimo lavoro, Ferris.- commenta, soddisfatta, Kestrel -Adesso occupiamoci dei dettagli del resto del piano.-

            Senza che lei e gli altri se ne accorgano, dalla parte opposta della piattaforma alcune figure in muta da sub emergono dalle acque e salgono silenziosamente a bordo.

 

 

5.

 

 

            Rufus Carter si sbarazza delle pinne e si volge verso gli altri membri del suo commando. Non ha bisogno di parlare: due di loro sono professionisti e conoscono bene le regole d’ingaggio, quanto al terzo… Rufus avrebbe preferito che Texas Jack Muldoon non si fosse unito al gruppo ma il vecchio texano è stato irremovibile ed era ovvio per Rufus che era inutile perdere tempo a discutere, spera di non doversene pentire.

Sbarazzarsi degli uomini di guardia non è un problema. Muoiono quasi senza accorgersene. Solo a questo punto Rufus si rivolge ai suoi compagni sussurrando:

-Finora tutto bene. L’arrivo dell’aereo teleguidato li ha distratti quanto basta.-

-Un peccato averlo perso, però.- commenta Chris Elder.

-Sarebbe stato peggio se tu ed Emmy foste stati ancora a bordo. Il piano è semplice: facciamoli fuori tutti.-

-Io mi prendo Walter Ferris.- aggiunge Elder -Non mi faccio mai sparare da qualcuno senza restituirgli il favore ma sarò più furbo: mirerò alla testa così, se anche avesse un giubbotto antiproiettile non gli servirà a niente.-

-Emmy, tu proteggerai gli Walsh.-

-Aye, aye, Sir.- risponde Emmy Doolin usando il gergo marinaresco e sfoderando un sorriso spavaldo.

-Texas Jack, dietro a me.-

-Non mi serve la balia.- ribatte il texano.

-Me lo auguro. Il momento è ORA!-

I quattro escono allo scoperto correndo e sparando all’impazzata. I primi avversari cadono prima ancora di rendersi conto di quello che sta succedendo.

 

Nell’udire i primi spari Kestrel e Max Hunter reagiscono prontamente da professionisti quali sono ed in pochi attimi hanno in pugno le loro pistole.

-Carter.- sibila Kestrel mentre corre verso il nero senza un occhio.

            Max Hunter vede correre verso di lui una ragazza bionda con i capelli a coda di cavallo. In un attimo due detonazioni echeggiano quasi simultanee ma è Hunter quello che si accascia a terra con una macchia rossa che si allarga sulla sua camicia bianca.

-State bene?- chiede Emmy Doolin agli Walsh.

-Sì.- risponde David -Ma lei chi è?-

-Potete considerarmi un’amica.- ribatte la giovane canadese -Adesso…-

-Attenta!- urla Zoe Walsh.

            Emmy si volta di scatto proprio mentre Max Hunter, tutt’altro che morto, si appresta a spararle di nuovo. Non ci riesce: la ragazza è più veloce e lui si accascia per non rialzarsi più.

 

            Chris Elder e Walter Ferris si ritrovano faccia a faccia.

-Lo dicevo che avrei dovuto spararti in testa.- dice Ferris senza mostrare particolare emozione.

-Ma non l’hai fatto.- ribatte il robusto afroamericano -Ed ora è troppo tardi.-

-Lo vedremo.- replica il reduce alzando il suo fucile.

            Ci sono attimi che sembrano durare un’eternità, come il tempo che ci vuole agli indici di contrarsi sui grilletti ed alle pallottole per uscire dalle canne e percorrere la loro traiettoria di morte.

            Elder sente quella destinata a lui sfiorargli solamente la spalla ma Ferris fa un balzo all’indietro mentre il proiettile di Chris gli spappola la fronte spargendo intorno sangue e materia cerebrale.

-Io regolo sempre i miei conti.- commenta Elder.

 

 

6.

 

 

            La donna che si fa chiamare Kestrel è consapevole che nel giro di pochi minuti il vento è cambiato e lei ha perso ma è determinata ad andarsene portando con sé colui che considera l’autore della sua disfatta.

Rufus Carter è davanti a lei, troppo impegnato a combattere per accorgersi della sua presenza. È un tiro facile e lei non lo fallirà.

-Non lo faccia, Miss. Mi spiacerebbe davvero doverla uccidere.-

            La voce dal chiaro accento texano di Texas Jack Muldoon accompagnata dalla sensazione del freddo acciaio della canna di una pistola appoggiata alla nuca.

            Kestrel rimane impassibile e replica:

-Davvero ucciderebbe a sangue freddo una donna, Mr. Muldoon? Pensavo fosse un vecchio gentiluomo.-

-Molto a malincuore, ma lo farei per impedirle di uccidere ancora.-

-Avrebbe dovuto farlo subito.-

            Con inattesa rapidità Kestrel sferra una gomitata a Texas Jack poi si gira di scatto e lo colpisce con un calcio all’inguine, quindi, con freddezza, gli punta la pistola contro.

-Nel mio mestiere i gentiluomini non sopravvivono.- dice.

            Non riesce a sparare. Sente un rumore sordo seguito da un dolore acuto all’altezza della spalla sinistra. Con sforzo riesce a voltarsi verso l’uomo che le ha sparato e che sta venendo verso di lei.

-Maledetto Carter.-[7] sibila alzando la pistola verso l’oggetto del suo odio.

            Un secondo sparo, decisamente più forte del precedente, echeggia. E Kestrel urla colpita ad un fianco.

-Glielo avevo detto che l’avrei fatto se mi avesse costretto.- commenta Texas Jack impugnando la sua Colt Frontier.

-No!- grida ancora la donna -Io non…-

            Barcolla all’indietro, urta una balaustra indebolita dagli spari che cede sotto il suo peso facendola cadere in mare.

            Rufus e Texas Jack si avvicinano al bordo contemplando le acque increspate e tinte del rosso del sangue.

-Era davvero un tipo tosto ma non abbastanza per un proiettile calibro 45.- commenta con amaro compiacimento il vecchio texano.

-Già.- è la secca risposta di Rufus.

Si guarda intorno: è tutto finito e lui ed il suo gruppo sono padroni del campo ma tante domande rimangono senza risposta.

 

Il resto è relativamente semplice: chiamare i soccorsi: dare alle autorità una versione sufficientemente edulcorata dei fatti, cosa non troppo difficile grazie agli agganci di David Walsh e Texas Jack Muldoon, ed infine tornare sulla terraferma.

Sull’elicottero che li riporta a Cancún Rufus Carter riceve una telefonata e quando finisce il suo sguardo è decisamente cupo.

-Non mi dica che ci sono altri guai in vista.- gli si rivolge Muldoon.

-Non per lei.- replica Rufus -Il rapitore della mia amica Sally-Anne è sfuggito a chi lo stava inseguendo.-

-Mi dispiace, ma se la conosco, non credo che abbia intenzione di arrendersi.-

-Può scommetterci fino al suo ultimo centesimo che è così. Troverò Sally-Anne e quando l’avrò fatto, l’uomo che l’ha rapita si pentirà di essere nato.-

            E Texas Jack non ha alcun dubbio che sarà così.

 

            La notizia del fallimento di Kestrel e della perdita di tutta la sua squadra arriva in un certo ufficio di New York dove un uomo dà sfogo alla sua frustrazione battendo un pugno sul tavolo.

            Alla fine si calma e riflette. È vero: il piccolo complotto messo in atto dalla North Organization per suo conto è fallito ma non esistono indizi che possano far risalire a lui e la guerra per il controllo della Roxxon e del gasdotto del Golfo è appena agli inizi. Ha perso la prima battaglia ma può ancora vincere la guerra.

 

 

EPILOGO

 

 

            La ragazza dai lineamenti orientali siede nuda nella posizione del loto meditando, poi riapre gli occhi e si reca in bagno dove, con pazienza, si applica sul viso un trucco bianco come le maschere del teatro kabuki.[8]

Tornata nella sua stanza apre un armadio estraendone un costume composto da un top rosso, un perizoma nero, guanti e stivali rossi. Alla schiena si assicura una spada giapponese, una naginata da donna per la precisione.

Shi è di nuovo pronta per la sua missione di vendetta.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Praticamente nulla da dire, passiamo, quindi, a parlare del prossimo episodio dove, dopo una lunga attesa, partirà finalmente una saga di vendetta in salsa giapponese che speriamo vi piacerà. Contemporaneamente, per ritrovare Sally-Anne Carter il suo quasi omonimo Rufus dovrà entrare in un’isola dove regnano corruzione ed ingiustizia.

            A presto.

 

 

Carlo



[1] Setta segreta e parte della malavita cinese.

[2] Dopo essere stato finalmente catturato su Iron Man MIT #62.

[3] Ovvero due episodi fa.

[4] Sempre due episodi fa.

[5] Si riferisce, ovviamente, alla squadra di Sharon Carter su Vendicatori Segreti.

[6] Mi spiace.

[7] Sì, lo so che questa frase susciterà ricordi in chi ha più di cinquant’anni. -_^

[8] Forma teatrale giapponese.